Adiposità Localizzata e Approccio Alimentare
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Le adiposità localizzate derivano da un’anomala distribuzione del grasso sul corpo, spingendo le cellule adipose ad accumularsi in punti specifici del corpo senza venire naturalmente smaltite e finendo a formare i cosiddetti “cuscinetti di grasso” responsabili di inestetismi e, talvolta, rischiosi per la salute.
Ma Come si formano queste adiposita?
Normalmente, le cellule adipose servono come “stoccaggio energetico” per dare all’organismo l’energia necessaria quando brucia più del necessario fabbisogno. L’accumulo adiposo è una riserva per il corpo e si verifica quando il grasso assimilato è molto più di quello necessario per alimentare l’organismo a livello energetico. Il grasso infatti, che non viene bruciato come energia finisce per accumularsi e si compatta come grasso di deposito. Nel tessuto adiposo, però, sono contenuti anche gli adipociti, elementi fondamentali per la sintetizzazione di ormoni e sostanze necessarie al corretto funzionamento dell’organismo.
Il grasso, quindi, non deve mai essere eliminato completamente ma comunque è importante regolare la quantità di quello presente per evitare gli accumuli e per prevenire conseguenze anche gravi sulla salute.
I fattori che scatenano l’insorgenza di questi accumuli, sono molteplici: come età, e persino componenti genetiche ed ereditarie, oltre che da disfunzioni ormonali e dallo stile di vita.
A differenza delle donne, la cui distribuzione è tendenzialmente ginoide (fianchi, glutei e cosce) gli uomini tendono ad avere accumuli adiposi “a mela”, ossia prevalentemente sulla pancia e sull’addome, sul viso e sulle spalle. Queste adiposità possono portare a ipertensione, glicemia ed alti livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Ad ogni modo per entrambi i sessi questi accumuli possono rappresentare disagi sia fisici che psicologici.
L’adiposità però, a differenza della cellulite, non è una patologia, dal punto di vista funzionale, infatti possiede una discreta dinamicità metabolica, mentre la cellulite è “torpida” a rispondere alle sollecitazioni metaboliche e quindi difficile da mobilizzare. Alla base della cellulite c’è una vera alterazione del microcircolo con conseguente rallentamento del flusso sanguigno, scarsa ossigenazione dei tessuti, stasi di liquidi e tossine metaboliche negli spazi intercellulari e ipertrofia (aumento di volume) delle cellule adipose.
Arriviamo alla parte interessante: che terapia alimentare bisogna elaborare per riuscire ad aggredire efficacemente questo tessuto adiposo? Il protocollo per eccellenza è quello chetogenico, che associato ad un esercizio fisico mirato riesce a garantire risultati sorprendenti! La terapia chetogenica deve essere basata su schemi di qualità e sicurezza, elaborati e gestiti da un professionista esperto (Biologo nutrizionista o Medico nutrizionista). Tale terapia, è stata in passato definita, a ragione, “liposuzione alimentare” proprio per la sua straordinaria efficacia nel ridurre i volumi del grasso accumulato.
Bisogna precisare infatti che a differenza delle tradizionali diete ipocaloriche bilanciate, che riescono cioè a mobilizzare esclusivamente il grasso dei distretti superiori, la dieta chetogenica è un trattamento, atto a ridurre con un’azione mirata i punti deboli del soggetto interessato.
Gia dopo i primi giorni, l’inizio di questo protocollo, il corpo perde molti liquidi e si sgonfia. Questo è dovuto al consumo delle scorte di zuccheri presenti, che si accumulano sotto forma di glicogeno, il quale tende a trattenere grandi quantità di acqua che quindi vengono perse per prime.
Ogni grammo di glicogeno infatti è legato a 3-4 g di acqua, quindi nei primi giorni, la significativa perdita di peso che possiamo riscontrare è in gran parte una perdita di acqua (ritenzione idrica), quindi azione drenante, nei giorni successivi, invece, si cominciano a distruggere i depositi di grasso, lasciando pero intatta la massa magra.
La dieta chetogenica inoltre, promuovendo la formazione di corpi chetonici dal potere antinfiammatorio, in particolare il beta idrossibutirrato interrompe l’innesco di una cascata infiammatoria, con conseguente attivazione di citochine pro-infiammatorie IL-1β e IL-18. Questo comporta un miglioramento dei tessuti e delle infiammazioni sottostanti!
IN CONCLUSIONE CON LA DIETA CHETOGENICA:
- DIMINUZIONE ACCUMULI ADIPOSI (QUINDI ADIPOSITÀ LOCALIZZATA)
- DIMINUZIONE RITENZIONE IDRICA E CELLULITE,
- GRAZIE ALLA RIDUZIONE DELL’INFIAMMAZIONE
- DELLA STESSA FAVORENDONE IL MICROCIRCOLO
- MANTENIMENTO DELLA LA MASSA MUSCOLARE E QUINDI DELLA TONICITÀ CUTANEA
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Dieta Chetogenica
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La dieta chetogenica è un regime alimentare basato su un alto apporto di proteine, amminoacidi e grassi e una minima quantità di carboidrati.
Quando i livelli di glucosio sono molto bassi, il corpo mette in atto un meccanismo attraverso cui si produce energia a partire dal grasso di riserva, producendo i corpi chetonici; in tal modo, tutte le cellule del nostro corpo, compreso neuroni e globuli rossi, saranno in grado di utilizzarli come fonte energetica.
Per poter andare in chetosi, non bisogna superare i 20 gr.di carboidrati introdotti nell’arco della giornata. Ciò vuol dire che bisogna porre attenzione anche al tipo di verdura che si sceglie quotidianamente, bisogna eliminare zuccheri e carboidrati dalla propria dieta, compreso frutta e legumi.
Quando scegliere di iniziare un percorso di dieta chetogenica? Sicuramente quando per tanto tempo abbiamo subito quello che si chiama “effetto YoYo”, dunque si è innescata nel nostro organismo una resistenza al dimagrimento. La dieta chetogenica, infatti, oltre a determinare un dimagrimento vero (cioè reale perdita di massa grassa, non solo di peso corporeo), porta ad una riattivazione metabolica, per cui il dimagrimento sarà più efficace anche nelle fasi successive alla fase attiva di chetosi.
Terminato il periodo di fase attiva (diverso da un paziente all’altro a seconda dell’obiettivo da raggiungere), è necessario reintrodurre nella dieta quotidiana, uno zucchero per volta, per stabilizzare il dimagrimento.
E’ assolutamente sconsigliata una dieta chetogenica solo alimentare: raramente si riesce ad andare in chetosi senza il sostegno di un integratore a base di proteine o amminoacidi, rischiando quindi una perdita di massa muscolare e non di massa grassa.
Oltre all’aumentato apporto proteico, è importante accompagnare la dieta chetogenica con un’ integrazione di oligoelementi con funzione alcalinizzante.
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La Dieta Chetogenica
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La dieta chetogenica è una alimentazione che si fonda sulla drastica riduzione di carboidrati, associata o meno a un relativo aumento della quota di proteine e grassi. Di solito quello che è aumentato sono i grassi mentre le proteine possono essere normali per cui possiamo definire la dieta chetogenica una dieta low carb e high fat ma non certo a proteine alte. Per cui la prima cosa che dobbiamo sfatare che la dieta chetogenica sia una dieta iperproteica e quindi possa in qualche modo mettere a dura prova i reni. Inoltre non avrebbe senso aumentare la quota proteica (tranne in rari casi per esempio gli sportivi dove i può eccedere fino a 1.8g/kg di peso) poiché un eccesso di proteine a lungo termine incrementa la gluconeogenesi, cioè la produzione di glucosio a partire dalle proteine, interferendo sulla sintesi dei corpi chetonici; infatti, se è vero che nei primi giorni di dieta chetogenica la principale fonte di glucosio per mantenere stabile la glicemia è la neoglucogenesi da aminoacidi, con il passare del tempo la richiesta di aminoacidi diminuisce e il glucosio viene sintetizzato a partire dal glicerolo liberato dall’idrolisi dei trigliceridi.
La dieta chetogenica ha le sue origini nel 1920 come trattamento medico per l’epilessia per i pazienti che non rispondevano ai farmaci poi riscoperta negli anni ’70 ed infine negli anni 2000 per perdere peso e graso in maniera rapida e per tenere sotto controllo la glicemia e l’insulinemia.
In tale dieta di solito i carboidrati sono ridotti a circa il 5-10% delle calorie giornaliere (mai più di 50g al giorno).I grassi coprono fino al 70-80% delle calorie totali ed infine le proteine circa il 20-25% delle calorie totali, in modo da preservare la massa muscolare senza stimolare eccessivamente la produzione di insulina.
I benefici della dieta chetogenica sono per lo più la Perdita di peso (Soprattutto per le persone che hanno difficoltà a perdere peso con altre diete). Il controllo della glicemia nel sangue e la migliore sensibilità all’insulina. Il Miglioramento delle funzioni cognitive infatti la chetosi può migliorare la concentrazione e la lucidità mentale, grazie all’uso dei chetoni come fonte di energia preferita dal cervello. L’Aumento dell’energia. Infatti quando il corpo si abitua a utilizzare i chetoni come combustibile, si ha un miglioramento nell’energia e nella resistenza.
La dieta chetogenica sembra essere più efficace di una altra dieta ipocalorica nel medio termine nella perdita di grasso per una serie di ragioni. Innanzitutto perché induce un uso preferenziale dei grassi rispetto agli zuccheri. Poi la chetogenica ha una minor efficienza metabolica energetica perché l’equivalente di corpi chetonici proveniente da un grammo di acidi grassi produce 7 calorie invece delle 9 degli acidi grassi. Un altro fattore è la termogenesi indotta dalla digestione dei cibi, cioè l’energia che il nostro organismo consuma per metabolizzare i nutrienti contenuti negli alimenti. Infatti essendo la dieta chetogenica più proteica delle normali ipocaloriche fa consumare più energie al nostro corpo perché le proteine devono essere tagliate in amminoacidi per essere assorbite. Infine essendo la dieta chetogenica una dieta iperlipidica in essa si utilizzano dei cibi ad alto contenuto lipidico (esempio olive, olio frutta secca) che riducono la sensazione di fame e aumentano quella di sazietà. infine, la chetosi, principalmente tramite il β-idrossibutirrato, agisce sulla stimolazione dell’AMPK che è il principale regolatore dell’omeostasi metabolica e promuove la lipolisi in maniera diretta. L’indisponibilità di carboidrati è uno stimolo per l’attivazione di AMPK e SIRT-1, aumentando la fosforilazione e la deacetilazione di PGC1-alpha nel muscolo scheletrico attivandolo. Il PGC1-alpha stimola la funzione mitocondriale favorendo così l’ossidazione dei grassi a scopo energetico e induce nelle cellule muscolari l’espressione di una proteina chiamata Irisina che si lega ai recettori delle cellule del tessuto adiposo bianco inducendo la loro trasformazione in cellule “beige” dotate di maggior attività termogenica.
Purtroppo questa dieta non va tanto bene per chi vuole costruire massa muscolare perché l’AMKP inibisce mTOR, che è la via della sintesi proteica muscolare; inoltre riducendo i carboidrati si riduce la produzione di insulina che è un potente ormone anabolico. Quindi per chi è in fase di crescita muscolare ma vuole fare un regime alimenare chetogenico per perdere grasso deve consumare la quantità di carboidrati concessa nella chetogenica (ossia 20-40 grammi) 30 minuti prima dell’allenamento per indurre un aumento di insulina. Se l’allenamento è intenso e relativamente breve (30-60 minuti), il GH dovrebbe essere rilasciato durante il periodo in cui l’insulina è rilasciata e ciò fa da anabolismo e soprattutto preserva dalla degradazione muscolare.
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Chetogenica e Fertilità
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Oggi circa il 15% delle coppie in Italia non riesce ad avere figli a causa dell’infertilità di coppia. Sono diversi gli studi scientifici che hanno indagato la relazione tra il regime alimentare e infertilità di coppia. In particolare nell’ultimo decennio si è visto come il regime alimentare più efficace per la fertilità è il protocollo chetogenico. Nella donna si ha spesso una riduzione considerevole, dopo i 35 anni, della riserva ovocitaria e nella sua quantità, negli uomini il discorso è diversificato su più fattori, quali patologie infettive, varicocele, inquinamento ambientale (anche elettromagnetico), il fumo che causano un danneggiamento della qualità degli spermatozoi. Nella donna in particolare un BMI alto comporta una seria difficoltà nel l’avere una gravidanza e portare a termine la stessa con successo anche in seguito al primo ciclo di PMA. La dieta chetogenica seguita e presa in considerazione è nella fattispecie la low carb normoproteica (VLCKD), una vera e propria terapia alimentare che porta il paziente a ridurre la massa grassa addominale controllando l’assetto ormonale e predisponendo in modo fisiologico a realizzare il progetto della gravidanza senza effetti collaterali e senza l’utilizzo di farmaci. In particolare tale protocollo è in grado di controllare la produzione di insulina che, se è troppo elevata, compromette l’ovulazione riducendola. Questo è anche importante visto che, nella donna pronta a seguire il protocollo per la fecondazione assistita, è già necessario seguire un piano terapeutico ormonale farmacologico. Con questa dieta si lavora in maniera mirata sull’addome; il protocollo è equilibrato proprio perché normoproteica (quindi si parla di lieve chetosi e non di acidosi), ipolipidica ed ipoglucidica (basso apporto di grassi e di zuccheri). Questo metodo si applica, in caso di obesità sia da parte della futura mamma, sia da parte del futuro papà in quanto, soprattutto nel percorso di fecondazione assistita, va a migliorare la qualità delle cellule responsabili la fecondazione di entrambi i partner, quindi sull’ovocita e sullo spermatozoo ed a rendere successivamente efficace l’impianto dell’embrione alla parete uterina. La dieta chetogenica infatti potrebbe rappresentare uno strumento utile nelle donne con sovrappeso-obesità ed infertilità che necessitano di un rapido ed importante calo ponderale prima di sottoporsi a trattamenti di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). Tale protocollo inoltre è una vera e propria terapia antinfiammatoria di grande impatto terapeutico perché modifica la composizione corporea a sfavore della massa grassa, portando alla riduzione del rischio cardiovascolare e la normalizzazione di alcuni parametri biochimici quali: glucosio, colesterolo totale, ALT, insulina, gamma GT. Possiamo inoltre concludere che il raggiungimento di un benessere psicofisico, riduce lo stress e migliora ulteriormente la condizione di benessere della donna, questo è sicuramente un fattore pro-gravidanza! In bocca al lupo a tutte!
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Benefici della dieta chetogenica in procreazione assistita
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La dieta chetogenica, un regime alimentare che induce uno stato metabolico di chetosi attraverso una riduzione drastica dei carboidrati e un aumento delle fonti di proteine , sta acquisendo sempre più attenzione nel campo della medicina della fertilità, in particolare nella procreazione assistita.¹ Infatti, i suoi effetti sul miglioramento della qualità ovocitaria e sulla gestione delle complicanze legate alla stimolazione ovarica nelle donne con Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) sono emersi in numerosi studi scientifici.²
L’iperinsulinemia e la resistenza all’insulina, comunemente riscontrate nelle donne con PCOS, possono influenzare negativamente la qualità degli ovociti e la risposta ovarica durante la stimolazione ormonale, aumentando il rischio di iperstimolazione ovarica (OHSS), una complicanza potenzialmente pericolosa. Pertanto, la gestione dietetica può avere un ruolo fondamentale nell’ottimizzare le possibilità di successo della procreazione assistita.
Uno degli effetti più promettenti della dieta chetogenica è la sua capacità di ridurre i livelli di insulina nel sangue, grazie alla riduzione dei carboidrati e all’aumento dei grassi. L’abbassamento dei livelli di insulina può migliorare l’ovulazione nelle donne con PCOS, migliorando la qualità degli ovociti. Riducendo l’insulina, si riduce anche la produzione di androgeni (ormoni maschili), che nelle donne con PCOS sono spesso elevati e contribuiscono all’ovulazione irregolare e all’irsutismo e all’acne.
La riduzione dell’insulina diminuisce anche i livelli di LH (ormone luteinizzante), che spesso è elevato nelle donne con PCOS. La regolazione di questi ormoni è cruciale per stimolare la maturazione dei follicoli e per migliorare la qualità ovocitaria durante i cicli di stimolazione ovarica.
Un altro beneficio della dieta chetogenica riguarda la riduzione del rischio di iperstimolazione ovarica, una complicanza potenzialmente grave nelle donne sottoposte a stimolazione ovarica per la procreazione assistita. Il rischio di OHSS è spesso legato all’iperinsulinemia e all’alterata risposta ormonale. Abbassando i livelli di insulina, la dieta chetogenica contribuisce a una risposta ovarica più controllata, riducendo il rischio di una stimolazione ovarica eccessiva. Ciò permette una gestione più sicura del ciclo di stimolazione ormonale durante i trattamenti di FIVET.³
Le evidenze scientifiche e la pratica clinica suggeriscono che un approccio nutrizionale mirato, come la dieta chetogenica, è un valido alleato nel trattamento della PCOS e nell’ottimizzazione dei trattamenti di fertilità, quindi andrebbe consigliato sempre come parte integrante della terapia.
Bibliografia:
1. Paoli, A., et al. (2013). “Ketogenic diet and chronic diseases: the current state of the art.” Food & Nutrition Research.
2. Messaoudi, et al. (2020). “The role of ketogenic diet in improving fertility and reproductive health.” Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.
3.Tannus, S. et al. (2017). “Effects of ketogenic diet on reproductive health in women with polycystic ovary syndrome.” Gynecological Endocrinology.
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